Ormai non allenano più da tempo, ma sono sempre sulla cresta dell’onda. Perché hanno cresciuto ai valori più sani intere generazioni di giovani, che li ricordano con profondo affetto.
Classe 1945, “il Rino” (come lo chiamano tutti) ha allenato le categorie giovanili dell’Usom (pulcini, esordienti e giovanissimi) dal 1972 al 1998: in un quarto di secolo ha vinto ben 18 campionati, 30 tornei e 2 titoli lodigiani. Ma dell’Usom è stato anche presidente e segretario, dirigente e accompagnatore. E dire che, dopo le prime vittorie in panchina, Milan e Inter lo volevano per il loro settore giovanile.
“Per me che facevo il postino, allenare sarebbe diventato un lavoro vero e proprio – ha ricordato in un’intervista rilasciata proprio al “Melegnanese” -. Un giorno però, quando arrivai al centro sportivo in largo Crocetta, mi si avvicinò un bambino con le scarpe di calcio in un sacchetto di plastica. “Rino – mi chiese con aria sconsolata -, ma è vero che vai al Milan?”. In quel momento capii che l’Usom sarebbe stata la squadra della mia vita: niente e nessuno avrebbe potuto spezzare il nostro grande amore”.
Classe 1939, di origini calabresi, Domenico Minniti approda in città nel 1959 per insegnare materie tecniche nelle scuole d’avviamento e sporadicamente educazione fisica in quelle serali. Nel 1967 poi, grazie al fondamentale contributo dell’allora coadiutore dell’oratorio don Carlemilio Leoni e del cavalier Ermenegildo De Rossi, nascevano prima l’Usom basket e quindi la Pallacanestro Melegnano, di cui Minniti è sempre stato l’anima. E così in breve tempo, sotto la sua direzione tecnica, nacque un settore giovanile d’eccellenza, dal quale passarono migliaia di ragazzi. A quella alla Pallacanestro Melegnano, ben presto si affiancò l’attività nelle scuole Frisi e delle Suore domenicane, che l’hanno visto di nuovo nel ruolo di protagonista.
“Attraverso i nostri sport – hanno confidato entrambi -, abbiamo cercato di educare i ragazzi al rispetto e alla lealtà, alla sportività e all’educazione, i valori cardine della vita di tutti i giorni”. E poi c’era la parte squisitamente sportiva, nella quale entrambi sono stati dei gran maestri. Con loro in panchina, infatti, i ragazzi davano sempre il massimo. “All’inizio del match, lo dicevo sempre ai miei giocatori – rivela ancora Zamproni -: se gli altri sono più forti, possiamo anche perdere, ma noi dobbiamo dare l’anima per ribaltare il risultato”.
Ma era anche lo sport come palestra di vita. “I problemi personali di ciascuno erano condivisi da tutti – racconta Minniti -: la ricerca di un posto di lavoro e la partenza per il militare, la scelta di una facoltà universitaria e i diktat femminili (o me o la pallacanestro!). Quando ci si incontrava per la strada, la domanda era una sola: “Come va la Pallacanestro Melegnano?”.
Oltre ad essere personaggi simbolo dello sport locale, insomma, il Rino e Minniti sono stati due grandi maestri di vita.