NOME DI BATTAGLIA “MACIA”

Mi chiamo Ermanno Omacini, nome di battaglia “MACIA”, partigiano nella 57° Brigata Matteotti, questa è la mia storia.

Avevo 16 anni quando, il 16 settembre del 1943, assieme ai compagni Tino Premoli anni 16, Santino Mariani anni 17, Achille Vigorelli anni 19, fui arrestato e portato a Lodi, capo d’accusa: “possesso di fucili fasciati, oliati e pronti all’uso”.

Le armi erano state trovate in via San Gregorio, nascoste da noi dentro una parete, che poi fu murata.

Probabilmente fu un vicino di casa che fece la spia, non l’abbiamo mai scoperto, i fascisti picchiarono tutti i muri di quella cantina fino a che trovarono il muro che aveva un rumore come vuoto.

Il giorno successivo all’arresto, fummo portati prima in stazione centrale, successivamente a San Vittore terzo raggio stanza 5.

Restammo in carcere per 7 mesi.

Il primo interrogatorio avvenne in una stanza dove i muri erano sporchi di sangue: un milite fascista che ci voleva aiutare perché aveva notato che eravamo dei ragazzini, di nascosto ci suggerì di stare fermi e attenti, altrimenti ci avrebbero sbattuto la testa contro il muro.

Dopo l’interrogatorio ci confermarono il capo d’accusa: “possesso di fucili fasciati, oliati e pronti all’uso”.

Subimmo diversi interrogatori, uno in particolare mi è restato in mente: il maresciallo Clem entrò nella nostra cella con una verga, continuava a batterla ritmicamente sullo stivale, ci ha guardato per un tempo che ci sembrò infinito, disse solo “No”.

Scoprimmo solo due giorni dopo che quattro detenuti politici, arrestati lo stesso giorno, furono fucilati al Campo Giuriati.

Dopo l’ennesimo interrogatorio il 31 dicembre 1943 io e Premoli fummo rilasciati, mentre Mariani e Vigorelli arruolati con obbligo di recarsi al fronte a Cassino.

Il rilascio avvenne perchè per un errore a San Vittore persero i nostri documenti con il capo d’accusa.